Primina si, primina no
Oggi i bambini nati dal primo gennaio al 30 aprile, su richiesta dei genitori, possono frequentare la scuola primaria con un anno di anticipo. In pratica sono cambiati i termini e i modi ma la sostanza, fondamentalmente, è la medesima.
Da generazioni in generazioni, la domanda che tutti i genitori, alle prese con questa difficile scelta, si pongono, è sempre la stessa: è un bene o un male per i bambini saltare l’ultimo anno di scuola dell’infanzia e approdare in anticipo alla scuola dell’obbligo?
Non è semplice trattare questa tematica perché la si può analizzare da diversi punti di vista: in chiave pedagogica, psicologica, sociale; se però proviamo a mettere insieme tutte queste aree, penso si possa arrivare ad una conclusione che mette d’accordo la maggior parte degli esperti educativi.
Come educatrice ho sempre difeso il naturale evolversi dei tempi e delle diverse fasi evolutive del bambino. In diverse occasioni mi sono trovata a citare la famosa “pedagogia della lumaca” di Gianfranco Zavalloni, che invita alla lentezza , al non avere fretta, a dare la possibilità ai bambini di fermarsi, di pensare, che ci ricorda che “perdere tempo è guadagnare tempo”.
Zavalloni sottolinea come sia necessario opporsi con il “rallentamento” a questa nostra società fondata sul mito della velocità , in cui si avverte costantemente la fretta, l’ urgenza di anticipare ogni cosa, come se si dovesse raggiungere tutto il prima possibile. Quando questa “urgenza” e bisogno di anticipare va a ricadere sui bambini, mi sento di dire: fermiamoci!
Per i bambini ogni singolo giorno e mese di crescita sono determinanti su ogni livello di sviluppo poiché ogni fase ha delle tappe che devono essere rispettate.
Invece, sempre di più, urge che i bambini “sappiano fare” : contare il prima possibile, scrivere prima degli altri coetanei e così via. Molti genitori, purtroppo, tendono ad accelerare queste nuove acquisizioni come se fossero dei trofei da esibire.
Anche anticipare l’inserimento e l’inizio alle primarie ha il rischio di forzare troppo prematuramente uno sviluppo cognitivo ed emotivo che richiedono invece dei tempi più prolungati.
Desidero anche sottolineare che i tre anni della scuola dell’infanzia svolgono una funzione ben precisa per la crescita del bambino e risultano “preparatori” per la scuola primaria: ridurre questa importante esperienza di un anno e catapultare con anticipo il bambino in una realtà fatta di compiti e doveri e non più di gioco, può disorientare il bambino.
E’ giusto valutare caso per caso ma, in linea generale, sono contraria ad un anticipo sull’inizio della scuola primaria. È vero che i bambini apprendono molto per imitazione e tramite un confronto stimolante con gli altri ma mi chiedo: a che scopo l’urgenza di anticipare ?
Ogni età è caratterizzata da meravigliose scoperte e acquisizioni e, personalmente, credo sia più opportuno lasciare che le cose progrediscano in modo naturale, specialmente quando si tratta di bambini.
Mi chiederete: nel caso in cui un bambino è nato a gennaio? Che differenza può esserci tra lui e un altro bambino nato a dicembre? Anche in questo caso dico che bisogna valutare in base allo sviluppo del bambino, al suo livello di socializzazione, alla sua capacità di concentrazione ma confermo quanto detto prima: meglio esser più grandi che anticipatari!
Donatella Manna