Milazzo. Sarà il Tar a decidere sul decreto AIA della Ram. Fronte comune delle parti coinvolte
il decreto AIA della raffineria di Milazzo firmato dal Ministro per la Transizione Ecologica, verrà impugnato al Tar del Lazio. Questo emerge dalla riunione di oggi a cui hanno preso parte i soggetti coinvolti, il sindaco di Milazzo Midili, di San Filippo del Mela Calabro’, dirigenza Ram e sindacati, Camera di Commercio e Siciindustria, un fronte comune contro alcuni aspetti riportati durante la conferenza di servizi di novembre e contestati proprio dai due sindaci. Il sindaco Midili ha aperto i lavori ripercorrendo le vicende della Conferenza ed evidenziando le incongruenze verificatesi; rimodulare le prescrizioni, decisione approvata dal Cts ma non dal rappresentaste unico delle autorità statali. E non solo, ha aggiunto il sindaco di Milazzo, “non si è tenuto conto di questo, ma neppure della successiva lettera inviata al Ministero. A dir poco paradossale poi che nel decreto si faccia riferimento ad un nostro parere favorevole. Ecco perché impugneremo il provvedimento”. Sulla stessa posizione il sindaco Pinuccio Calabro’ che ha aggiunto: “Nel decreto del Ministro vi sono vizi evidenti e quindi è ovvio che procederemo ad impugnarlo. Non trova giustificazione poi il mancato inserimento delle prescrizioni sanitarie. E’ chiaro che questo è un primo passo perché, al di là del riesame dell’Aia, c’è una questione a medio termine che va affrontata sul futuro della Raffineria e occorre “fare squadra” per affrontare gli altri passaggi. Anche perché se il futuro si prospetta diversa bisogna iniziare a riqualificare i lavoratori e conoscere le strategie della stessa Raffineria”. È intervenuto anche il direttore generale dell’azienda Luca Amoruso: “I nostri legali stanno valutando il decreto per contestare eventuali discrasie ed in particolare la questione delle due prescrizioni, la 19 e la 42 che non sono state tenute in considerazione nel fissare il rispetto del parametro sul camino dello zolfo. Da parte nostra non c’è nessuna volontà e lo abbiamo scritto anche nelle osservazioni di agosto di sottrarci, ma vogliamo preventivamente monitorare quel parametro che non esiste in nessuna Bat. Per questo si è chiesto un anno di tempo. Un futuro incerto quello che emerge dalla riunione di oggi perché il decreto manca della flessibilità necessaria ad un’azienda in un momento in cui tutto il settore vive una fase delicata di transizione. E la stessa preoccupazione si respira nelle parole dei sindacalisti intervenuti, sopratutto come ha ricordato Mastroeni Ggil, “si corre il rischio che per quanto riguarda il camino E10, trascorsi i 150 giorni, si arrivi al blocco totale dell’attività della Ram con ripercussioni occupazionali enormi”. Ha rincarato la dose Alibrandi, Cisl che ha toccato il tema devi investimenti che “a differenza di Gela e Siracusa, a Milazzo sono stati importanti Non vorrei che questo decreto fosse l’epilogo di scelte che puntano a ridimensionare il sistema produttivo del territorio. Per questo è necessario che oltre al fronte comune qui avviato, si apra il dialogo con i deputati nazionali che devono dirci la loro posizione chiara su questo sito produttivo”. Fronte comune pure da Ivo Blandina e Pietro Franza pronti ad appoggiare la Ram in tutte le azioni necessarie, ribadendo l’importanza dell’azienda petrolifera. Da qualche tempo registriamo demagogia e allarme sociale quasi a voler cavalcare la leva politico elettorale contro le industrie. Rievocando un passato che non c’è più. E alcune cose, come la riapertura dell’Aia del 2018, che doveva avere una durata di nove anni e un Piano della qualità dell’aria smontato dai giudici amministrativi, destano più di una preoccupazione. L’obiettivo deve essere che il binomio produzione-lavoro sia coniugabile con ambiente e lavoro, evitando esasperazioni e prese di posizioni che possono essere devastanti per il territorio e per la comunità non solo milazzese, ma di tutta la provincia di Messina”. Una riunione molto attesa, necessaria per capire cosa succederà nel breve periodo innanzitutto, mentre fuori dal palazzo comunale ad attendere l’esito dell’incontro c’era una rappresentanza degli operai, molto preoccupato e pronti a mobilitarsi per difendere il proprio posto di lavoro e a ribadire che un’ azienda innovativa come la Ram non può e non deve chiudere.