L’importanza della scrittura in corsivo
Per secoli saper scrivere bene in corsivo è stata un’arte e avere una bella calligrafia era un merito. Oggi, bambini e ragazzi, scrivono sempre meno in corsivo e, di conseguenza, la qualità della scrittura è in netto peggioramento tanto che spesso i pochi appunti scritti in corsivo appaiono inconsistenti e poco leggibili.
Lo scarso uso del corsivo ha persino convinto la Finlandia, una nazione da sempre proiettata verso il futuro, ad eliminare l’obbligo di scrivere in corsivo. Nel frattempo negli Stati Uniti il dibattito è aperto e gli esperti americani si dividono tra ragioni pragmatiche e considerazioni pedagogiche. E l’Italia? Da noi s’insegna ancora ai bambini a scrivere in corsivo ma è evidente che, rispetto al passato, ha perso importanza.
Indubbiamente la tecnologia digitale ha causato in massima parte questa tendenza: i nostri ragazzi imparano troppo precocemente a digitare su tablet e smartphone e non vengono indirizzati dagli adulti alla scrittura su carta. Il risultato è che i ragazzi sanno digitare velocemente un testo sulla tastiera del pc o del tablet, ma non sono quasi più in grado di scrivere in corsivo.
Ma gli esperti avvertono: la mancanza dell’uso del corsivo può avere effetti negativi sullo sviluppo cognitivo.
La pedagogista Stephanie Muller ha svolto un’interessante ricerca dalla quale è emerso che il 70% dei bambini che escono dalla scuola materna non hanno i prerequisiti per imparare il corsivo. La causa è la mancanza di manualità e fisicità. “Oggi non si gioca più in strada, non ci si arrampica sugli alberi, non ci si allaccia le scarpe, non si corre e salta, non si infila un ago. Si premono tasti, o si tocca uno schermo, tutte cose che richiedono l’uso di altri muscoli rispetto a quelli per tenere in mano una penna, e che non consolidano la coordinazione necessaria a scrivere in corsivo” dice l’esperta.
In una ricerca dell’Università dell’Indiana è risultato che la scrittura manuale è in grado di attivare importanti processi cognitivi tanto che bambini capaci di scrivere a mano, hanno fatto registrare un’attività neuronale molto più sviluppata rispetto all’altro gruppo testato. E ancora, uno studio dell’Università di Washington ha dimostrato che in termini di costruzione del pensiero e delle idee, c’è un rapporto importante tra cervello e mano. La scrittura manuale in corsivo accende aree del cervello coinvolte anche nell’attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria.
In conclusione questi studi evidenziano che l’importanza del corsivo va oltre la sua utilità pratica, risultando cruciale nello sviluppo e nella crescita dei bambini.
La pedagogia e la psicologia dell’età evolutiva sottolineano che il senso del corsivo va oltre la sua effettiva utilità pragmatica e ribadiscono quanto sia cruciale nella crescita, nel rapporto occhio-mano, nella sequenzialità delle parole che si riflette nel pensiero, nell’originalità del tratto. Il corsivo abitua alla flessibilità e quel suo non permettere di staccare la penna dal foglio ha una sua valenza nell’acquisizione delle competenze di base di ordine cognitivo, psicomotorio, delle abilità manuali e inoltre addestra alla velocità di pensiero. Il modo in cui si scrive influenza anche l’apprendimento di molti contenuti: il corsivo favorisce la memorizzazione di contenuti complessi e una migliore percezione delle relazioni tra i vari concetti.
L’ultimo argomento a favore del corsivo si riferisce all’originalità nell’impostare il proprio tratto e dunque alla potenza della scrittura come mezzo d’espressione personale. Il proprio stile di scrittura rappresenta una tappa importante della crescita e un mezzo per affermare la propria identità.
Rivalutare il corsivo non è dunque anacronistico: è semplicemente funzionale alla crescita armonica della persona. Inoltre, dal punto di vista grafologico, il corsivo è personale e rivela l’identità di chi scrive, le sue attitudini, le potenzialità relazionali e affettive, rendendo gli scritti della persona un documento storico.
Scrivere in corsivo vuol dire anche tradurre il pensiero in parole, scrivere in stampatello vuol dire invece sezionarlo in lettere, spezzettarlo, negare il tempo e il respiro della frase. E il corsivo così come lega le lettere, lega i pensieri. E se, anche dopo aver letto questo e altri articoli a favore del corsivo, qualcuno dovesse ancora trovare la calligrafia un argomento antico, vorrei ricordare che il più grande innovatore del mondo digitale ha scelto di seguire un corso di bella calligrafia all’università. Già ai suoi tempi la calligrafia era fuori moda ma egli volle comunque imparare a scrivere bene in corsivo, mettendo cura ed eleganza in ogni tratto di penna. Quest’uomo si chiamava Steve Jobs.
Donatella Manna