Educare al rispetto della donna
La violenza contro le donne, ovvero la violenza di genere, ha assunto delle proporzioni veramente drammatiche.
Secondo i dati Istat, in Italia 7 milioni di donne (di età fra i 16 e i 70 anni) sono state oggetto di una delle principali forme violenza (fisica, sessuale ,psicologica ed economica).A questi dati andrebbe aggiunto il sommerso, ossia chi per paura o vergogna non denuncia. Si tratta quindi di una vera e propria emergenza che bisogna cominciare a fronteggiare partendo dall’educazione: insegnando ai ragazzi a rispettare le donne e insegnando alle ragazze a rispettare la propria dignità. Occorre dunque attuare nuove strategie di relazione educativa, cominciando dalla famiglia e passando poi dalla scuola.
Indubbiamente i figli andrebbero educati non in quanto maschi o femmine ma in quanto esseri umani, nel rispetto reciproco e paritario dell’altro sesso. E’ vero però che, nonostante l’evoluzione dei costumi, esistono ancora stereotipi di genere e, al solo fine di azzerarli, trovo opportuno “modulare” l’educazione.
Per quanto riguarda i figli maschi occorre concentrarsi su quattro ambiti:
1.Insegnare ai maschi a riconoscere e ad esprimere i sentimenti
C’è un luogo comune, un pregiudizio culturale secondo cui i maschi “non piangono” e che esternare i propri sentimenti è “roba da donne”. Come possiamo invertire questa tendenza? Parlando molto con i maschi, trattandoli con gentilezza, dolcezza e comprensione, doti che ci auguriamo potranno mettere in pratica a loro volta con le donne della loro vita. Possiamo leggergli storie che parlano di sentimenti ed emozioni, per condurli a riconoscerli e nominarli, senza averne paura o vergogna. Al bambino andrebbe insegnato anche il valore del “sentire”. Spesso, infatti, dietro a uomini violenti c’è un’infanzia di emozioni represse, taciute, ignorate o, meglio, non riconosciute. Dunque, durante la crescita, spetta anche ai genitori far comprendere al bambino l’importanza che riveste il suo mondo emozionale. Uomini e donne provano gli stessi sentimenti ma il modo di esprimerli può essere molto diverso. Credo che i maschi debbano essere accompagnati a entrare in sintonia e in empatia con le donne, trattandole come loro pari e certamente la mamma è la figura ideale che può aiutarli a fare ciò. Si può essere coraggiosi e determinati e, al contempo, anche generosi e sensibili.
2. I padri devono essere presenti, non ci sono scuse
La figura paterna ricopre un ruolo fondamentale per lo sviluppo emotivo dei figli, specialmente nel caso dei maschi. Se dovesse non esserci a causa di situazioni irrisolvibili (abbandono, decesso, ecc…) sarebbe opportuno che ci fosse una figura maschile sostitutiva (un nonno, uno zio, un caro amico, ecc…). Se invece il papà c’è, deve essere interessato e coinvolto nella vita dei figli, a prescindere dal fatto che lavori molto e che torni a casa stanco (anche le mamme arrivano stanche a fine giornata). I padri assenti, è stato dimostrato, hanno spesso figli che si mettono nei guai o che infliggono o al contrario subiscono offese, che vanno male a scuola, che si rifugiano nelle “gang”. Con i papà spesso i maschi giocano “alla lotta” e questo è un bene: un gioco movimentato in cui ci si diverte, ci si arrabbia ma soprattutto si sa quando fermarsi, quindi s’impara a esercitare l’autocontrollo che permette di essere padroni di se stessi e del proprio comportamento.
3. Imparare a gestire i conflitti in modo positivo
Arrabbiarsi è naturale e quello su cui c’è da lavorare è il modo di affrontare e gestire questo sentimento. In questo, i papà per i figli maschi sono un modello importante: ci sono diversi modi non violenti di risolvere un problema e i maschi hanno il dovere di apprenderli. In primis, naturalmente, ogni figlio ha bisogno di un papà che rispetta la mamma con parole e fatti.
4. Insegnare ai maschi a collaborare in casa
I maschi che condividono con gli altri membri della famiglia i lavori domestici, avranno una vita più indipendente, sapranno badare a se stessi e condividere i compiti con le loro future compagne di vita, che ne saranno ben contente; rafforzeranno la loro autostima, perché sentiranno di essere capaci di rendersi utili alla propria famiglia e di rendere felici le persone che amano. Inoltre, chiedere ai maschi di aiutare in casa può essere un buon modo per creare un momento d’intimità e complicità con loro. Spesso i ragazzini maschi fanno più fatica a comunicare con i genitori, a confidarsi e a esprimere quello che provano; durante le faccende domestiche possiamo cogliere l’occasione di iniziare a parlare con loro senza farli sentire sotto pressione, incoraggiandoli a raccontarsi senza paura.
Passiamo all’educazione delle figlie femmine.
1.Mostrare in prima persona cosa significa farsi rispettare
I nostri figli imparano molto di più dai comportamenti che dalle parole. E ci sono tante famiglie dove i maltrattamenti sulle donne sono all’ordine del giorno, dove nessuno si ribella, dove nessuno chiede aiuto. Per un bambino che cresce in una famiglia così, il messaggio che passa è che sia la prassi che il papà tratti male la mamma, o peggio ancora che sia giusto che la mamma venga trattata male dal papà. Per una figlia femmina poi, vedere un dramma simile, è deleterio: una madre che subisce violenza senza reagire insegna che i maltrattamenti sono normali e che non bisogna reagire. Le bambine che assistono a maltrattamenti familiari rischiano di diventare da adulte vittime a loro volta perché, portandosi dietro ferite emotive tanto gravi, saranno più di altre bisognose d’amore e quindi alla mercè di uomini violenti. Dunque se siete madri che subiscono una qualsiasi forma di violenza da parte del proprio compagno, dite basta e denunciate. Farete del bene non solo a voi stesse ma salverete i vostri figli da un destino triste quanto il vostro.
2. L’amore è libertà
Chi ama non limita la libertà personale dell’altro: non vieta di uscire con le amiche, non fa scenate isteriche di gelosia, non picchia durante un litigio; chi ama non ostacola i sogni e progetti di vita dell’altro, non cerca di allontanare le amicizie, non aggredisce o offende i familiari dell’altro. Questi concetti vanno trasmessi alle figlie femmine soprattutto dalle mamme, in modo che le ragazze sappiano immediatamente individuare e allontanare gli uomini violenti.
3. Raggiungere l’autonomia
Sono fortunatamente finiti i tempi in cui una donna poteva sentirsi realizzata solo se sposata e con prole. Una donna oggi può ambire ad alte posizioni sociali, può raggiungere importanti traguardi di formazione e istruzione, avere una vita appagante e piena di stimoli ,pur non sposandosi. Dico questo perché, di fronte alla prospettiva di una vita di coppia fatta di botte, insulti e prevaricazioni di ogni genere, vale più che mai il vecchio detto “meglio sole che male accompagnate”. Ogni madre dovrebbe educare a questo le proprie figlie femmine: ad impegnarsi a raggiungere i propri traguardi personali, un proprio stato di autonomia. Coltivando il proprio mondo, i propri sogni, la propria autostima, la donna saprà tenere alla larga uomini che possono farle solo del male e trovare invece un compagno di vita amorevole e rispettoso.
4.La violenza non va mai accettata, per nessun motivo
Perché non esiste alcun motivo al mondo per stare con uomo che non rispetta la propria compagna. Nessun uomo che ama picchia, offende o sottomette. Una donna può decidere di chiudere una relazione e nessun uomo, solo perché sofferente e ferito, è giustificato a fare scenate o ad avere reazioni violente. Mai giustificare una violenza o pensare di cambiare la natura malata di un uomo. E’ necessario denunciare e allontanare da chi fa del male, sempre. A maggior ragione se ci sono figli. Una madre deve insegnare questi concetti chiave ad una figlia femmina: un uomo violento non cambia, non si salva un matrimonio con un uomo del genere, per il proprio bene e per quello degli eventuali figli è bene chiudere la relazione.
Dunque, ricordiamo che “prevenire” gli abusi sulle donne significa “educare”. Dobbiamo combattere i vecchi modelli culturali che purtroppo ancora sopravvivono e sostengono certe menti malate e affermare con la forza della ragione la parità di genere e il rispetto reciproco.
Donatella Manna