L’Imprenditore Rocco Cambria di MIlazzo indagato nell’operazione “Handover-Pecunia Olet”.
Nella maxi operazione “Handover-Pecunia Olet” condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, dal Ros dei carabinieri (supportato dal Comando provinciale di Reggio Calabria) dal Gico della Guardia di finanza di Reggio, insieme allo Scico, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, per l’esecuzione di 53 ordinanze cautelari – 44 in carcere e 9 ai domiciliari, è stato indagato anche l’imprenditore milazzese Rocco Cambria, 63 anni. L’uomo è accusato di aver fornito “in qualità di amministratore legale della ‘F.lli Cambria S.p.A.’, benché esterno al sodalizio criminale Pesce, un contributo causalmente diretto alla conservazione o al rafforzamento” della famiglia mafiosa. Quella ricostruita dagli atti della Dda reggina è la figura di un imprenditore colluso, non vittima delle pressioni delle cosche. L’arresto chiesto dalla Procura Antimafia è stati però negato dal gip per difetto di esigenze cautelari: “Non si ravvisa un pericolo di reiterazione apprezzabile in termini di attualità e concretezza”.
“Le odierne investigazioni – si legge nel comunicato stampa diffuso dagli inquirenti – hanno consentito di documentare l’esistenza di strette relazioni criminali tra la cosca PESCE ed un gruppo imprenditoriale siciliano attivo nella gestione di supermercati e con mire espansionistiche anche in Calabria dove, per ottenere vantaggi economici, non ha esitato a stringere accordi collusivi con la ‘ndrangheta, traendo così vantaggio dal potere mafioso esercitato dalle cosche sul territorio. Detto accordo prevedeva che i PESCE avrebbero gestito in maniera monopolistica lo stoccaggio e l’intero settore dei trasporti su gomma delle merci destinate a rifornire i punti vendita al dettaglio del gruppo.
L’imprenditore colluso, conscio della mafiosità dei suoi interlocutori, ha cercato di mettersi al riparo da possibili indagini nei suoi confronti creando una sorta di schermo, stipulando formalmente accordi commerciali diretti con una sola azienda di autotrasporti pulita riferibile a soggetti incensurati la quale, a sua volta, affidava i trasporti ad ulteriori imprese [padroncini] di gradimento del sodalizio che, in tal modo, si è assicurato, attraverso una gestione monopolistica del settore dei trasporti, un incremento del potere economico e del prestigio criminale sul territorio.
L’apice dell’escalation imprenditoriale della holding siciliana [iniziata nel 2009] è stato raggiunto nel 2014, allorquando il gruppo era presente sul territorio calabrese con:
· un centro di distribuzione e smistamento delle merci a Rosarno;
· tre punti vendita a gestione diretta [uno a Rosarno e due a Reggio Calabria];
· quattro punti vendita a gestione indiretta, concessi in affitto [due a Reggio Calabria, uno a Catanzaro ed uno a Cosenza];
· sei punti vendita legati da rapporti di affiliazione/somministrazione [uno a Gioiosa Jonica, due a Melito Porto Salvo, tre a Reggio Calabria].
Nonostante l’accordo collusivo con i PESCE, il gruppo imprenditoriale siciliano, secondo le più tradizionali regole di ‘ndrangheta, nel momento in cui ha aperto un punto vendita a Rosarno ma nel territorio sul quale la signoria mafiosa è esercitata da altra cosca, quella dei CACCIOLA, è stato costretto a versare regolarmente somme di denaro a titolo estorsivo a questi ultimi, al fine di mettersi al riparo da azioni ritorsive e proseguire l’attività commerciale in tranquillità.
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