Due Carabinieri di scorta al pentito Carmelo Bisognano arrestati per complicità con il mafioso barcellonese.
Faceva la vita di un uomo libero nonostante vivesse sotto scorta e fosse controllato a vista costantemente. Era sorvegliato ma, in modo assolutamente spregiudicato , continuava a curare gli affari delle cosche mafiose del territorio di appartenenza . Carmelo Bisognano, tra gli esponenti autorevoli della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto , inserito in un programma di protezione, era riuscito a farsi dare un mano anche dai due carabinieri che gli facevano da scorta: Enrico Abbina e Diego Pistelli. I due militari dell’arma si erano prestati a tenere sotto controllo un imprenditore originario di Gioiosa Marea organico alle cosche, Tindaro Marino (arrestato in precedenza con il Bisognano nell’ambito dell’Operazione Vecchia Maniera, con accessi abusivi al sistema informatico del Comando Provinciale dei Carabinieri di Rieti. Chiara Gallo, giudice per le indagini preliminari, descive come il Bisognano ed i due Carabinieri «avevano trasformato i benefici e le garanzie di cui gode un collaboratore di giustizia in occasioni criminogene consentendo a Bisognano di proseguire nel proprio percorso criminale nonostante le limitazioni».
Muti davanti alle pretese del pentito e sordi di fronte al passaggio di consegne e d’informazioni che questi riversava ad altri affiliati: i carabinieri si erano guadagnata la sua fiducia. Alla base della collaborazione offerta dai due Carabinieri al Bisognano sembra che ci sia una somma di denaro che il pentito riversava ai due militari infedeli in cambio della loro collaborazione. Anziché rispettare il codice di comportamento che impone una distanza fra sé e la persona da tutelare, Abbina e Pistelli si prestavano a spalleggiarlo, evitando di intromettersi durante conversazioni sospette, incontri riservati e missioni dubbie. Ma soprattutto fornendogli informazioni riservate. «Dalle intercettazioni emerge come Bisognano godesse di assoluta libertà di movimento in ragione dei rapporti particolarmente confidenziali intrattenuti con i componenti della scorta». Ad aiutare i due carabinieri arrestati si sarebbe prestato anche un terzo collega, ora indagato, Domenico Tagliente. Lunedì prossimo l’interrogatorio a Rebibbia del pm Maurizio Arcuri con Bisognano.