Marsili. Storia e pericoli del vulcano sottomarino
Nell’ultimo decennio è balzato alle cronache e all’attenzione di tutti gli esperti del settore il vulcano sottomarino del Marsili. Non a caso, a partire dal 2005 rientra fra gli studi del CNR ed è costantemente sotto monitoraggio. Stiamo parlando del vulcano più grande d’Europa, situato sui fondali del Mar Tirreno, appartenente all’arco insulare dell’Eolie. Si trova a circa 140 km a nord della Sicilia e a 150 km ad ovest della Calabria; è lungo 70 km e largo 30 km. Venne individuato nei primi anni del Novecento e nel 1920 prese il nome dello scienziato italiano che lo identificò, Luigi Ferdinando Marsili. Un vulcano che incute paura, soprattutto per la posizione in cui risiede. Qualche settimana addietro, fine settembre 2016, nuove scosse si sono registrate con epicentro vicino al vulcano; i geologi affermano che il rischio tsunami è un rischio possibile, poiché il vulcano è attivo ed essendo di natura esplosiva, viste anche le dimensioni, una violenta eruzione provocherebbe uno tsunami che in poco meno di trenta minuti andrebbe a colpire le coste della Campania, Sicilia e Calabria. Ulteriori studi effettuati del geologo dell’Ingv Guido Ventura, testimoniano comunque che le eruzioni più recenti risalgono a 5.000 e 3.000 anni fa, eventi a basso indice di esplosività avvenute nel settore centrale del vulcano ad una profondità di circa 850 metri. In caso di eruzione sottomarina a profondità di 500-1.000 metri l’unico segno in superficie sarebbe l’acqua del mare in ebollizione. Il rischio associato a possibili eruzioni sottomarine è dunque, dati alla mano, molto basso. Questo non toglie comunque la massima attenzione da parte dei geologi e degli studiosi del settore, dal controllo e dal monitoraggio costante del Marsili.